21,22-08-24
Fin da quando ero piccolo e ne ammiravo dalla piana del mio paese natio la bellezza, la “Capanna Faustinelli” è sempre stata lassù, misteriosa, tremendamente in alto, appollaiata appena sotto la vetta della Cima Lagoscuro a circa 3200 metri di altitudine.
Nel corso delle mie alpinistiche avevo già dormito molto in alto: ricordo volentieri il pernottamento nei bivacchi al Balmenhorn a circa 4200m di quota sul Monte Rosa, alla Capanna Carrel sul Cervino a circa 3800m, al Mischbeljochbiwack a 3900m e nei molti rifugi e nei locali invernali tra cui Domhutte, Rothornhutte, Weisshornhutte, Mischabelhutte sopra Zermatt, Mantova al Vioz, Mantova al Rosa, Marco e Rosa sul Bernina, etc questi ultimi situati oltre i 3500m. Tuttavia la vista di casa ha un che di impagabile. Esperienza di pregio cenare, dormire e dare ristoro agli avventori quassù al Lagoscuro: a 3150m l’acqua bolle a meno di 90° Celsius, cucinare la pasta come a casa non è affatto semplice, per dormire decentemente bisogna essere abituati, ma quest’anno con all’attivo la scalata di 11 cime da 4000m e diversi pernottamenti in quota ero sicuramente nelle condizioni di favore.
Dormire in Capanna Lagoscuro è sempre stato uno dei miei piccoli sogni, ma mai avevo avuto modo di usufruirne, per un motivo o per l’altro. L’occasione arriva quando grazie all’amico Alex Veclani vengo a conoscenza dell’associazione che si fa carico di tenerne viva la memoria “Amici di Capanna Lagoscuro” e immediatamente decido di tesserarmi e di mettere il mio tempo a disposizione per offrire una tazza di the caldo o di caffè agli alpinisti ed escursionisti che arrivano sulla cima Lagoscuro o dal Sentiero dei Fiori o dal Passo Lagoscuro.
Dal 1958 la Guida Alpina Giovanni Faustinelli inizia un’instancabile opera di rifacimento di una vecchia baracca di guerra proprio sulla Cima Lagoscuro, la più alta montagna che si può osservare da Ponte di Legno. Nel settembre 1970 nel liberare dal ghiaccio una delle gallerie belliche vicine proprio alla baracca che stava ristrutturando un residuato bellico esplode troncandogli una gamba. Viene soccorso per puro caso da una sua ex allieva quando era quasi dissanguato, si salva miracolosamente e l’anno seguente ritorna all’opera con una protesi artificiale. Una storia che ha dell’incredibile, un unicum qui sulle Alpi lombarde, un racconto introvabile di cui bisogna fare tesoro e portarne avanti la tradizione.