380m VI+ obbl. R4
Il granito della Val di Mello lo reputo quasi un padre. Mi ha visto crescere, maturare e reso consapevole dei miei limiti. Mi ha dato tante bastonate, mi ha insegnato a rinunciare, mi ha insegnato che ogni cosa in questa vita va guadagnata. Mi ha dato grandi soddisfazioni e gioie. Non sono un climber professionista, mai lo sarò; non sono altro che un ragazzo appassionato di roccia, arrampicata e della montagna pura e primordiale. Se due anni fa mi avessero detto che avrei scalato Polimagò probabilmente avrei riso in faccia a chiunque. Chi mastica di arrampicata ben sa che questa via racchiude in sè tutte le più grandi paure che un rocciatore può provare. Le difficoltà piuttosto elevate per le mie scarse abilità da falesista, ma soprattutto obbligate, l’improteggibilità di molti passaggi e la testa necessaria a superare una via di questo calibro sono i figli dell’etica pura e genuina che caratterizza la più bella Valle delle Alpi per noi amanti del granito. Non si può barare su Polimagò, questo lo sapevamo bene. Bisogna credere in sè stessi e non commettere nemmeno un singolo errore. Ci sono molti passi dove sbagliare e cadere implica farsi veramente male, se non di peggio. La Val di Mello è il più grande maestro di vita che si possa avere. L’aria di libertà che immettiamo nei nostri polmoni ogni volta che ci entriamo ci infonde gioia, senso di nullità e impotenza. Ci ha insegnato a passare veramente in punta di piedi, senza lasciare traccia e ci ha fatto capire che un terreno puro e primordiale è il più grande regalo che possiamo fare alle future generazioni. Non inseguiamo il grado, tantomeno la follia; semplicemente corriamo verso noi stessi, per conoscerci e arrivare lontano, chissà dove, chissà quando. Dopo certe vie ci si ferma a riposare, si guarda indietro e si capisce tanto, tutto. In ogni foto trovate qualche mia piccola considerazione.