22,23/07/23
Son trascorsi ben 7 anni da quel giorno del 2016 quando tentai l’Alta Via dell’Adamello, ma fui costretto a ritirarmi a valle a seguito di una slogatura alla caviglia. Da allora avevo deciso di abbandonare l’idea dei trekking e di concentrarmi solo su arrampicata e alpinismo… fino a giusto un mesetto fa quando Chicca mi propone la sua idea di percorrere il famoso #1 dell’Adamello assieme a lei. Accetto la proposta.
La settimana prima era toccata alla Traversata delle 13 Cime del Ghiacciaio dei Forni in compagnia di Ivan, questa volta toccava alle medie quote, ma con distanze e dislivelli da concatenare da non sottovalutare, essenzialmente il mio punto debole. Chi mi conosce sa che non sono un amante dei grandi sviluppi se non strettamente necessari, vedasi ad esempio Lauteraarhorn, Finsteraarhorn e Schreckhorn, al raggiungimento di una vetta.
Qui i dati parlavano chiaro, quasi 65km e circa 3500+, esclusi però i miliardi di sali e scendi su sassi giganti e sul terreno tipico del Gruppo dell’Adamello. I programmi sono di percorlo in due giorni partendo da Bazena e arrivando a Malga Caldea a Temù pernottando al Gnutti. Le previsioni sembravano ottime. Ci ricrederemo… . Partiamo alle 5 e mezza da Bazena a seguito di un passaggio del papà. Passiamo per il Passo Valle Fredda, il Rifugio Tita Secchi al Lago della Vacca, il Passo Blumone, il Passo Termine e la Bocchetta Brescia fino al Passo Dernal dove mangiamo un boccone al Rifugio Maria e Franco. Scendiamo al Passo Campo e iniziamo la risalita al Passo Avolo. Qui in nemmeno un quarto d’ora verremo inghittiti dalla tempesta che ci ha colto di sopresa. Ci ripariamo in tempo in una piccola grotta sotto un sasso. Inizia a grandinare, fulmini a nemmeno 300m da noi. Un incubo. Passa oltre un’ora. Finalmente sembra smettere. Ci rimettiamo in marcia verso il Passo Ignaga. In nemmeno una manciata di secondi ecco di nuovo fulmini e grandine, stavolta non abbiamo ripari. CI posizioneremo con l’ombrellino che mi ero fortunatamente portato appresso contro una piccola roccia spiovente. Attenderemo nuovamente oltre un’ora accovacciati e inghiottiti dalla furia della tempesta. Alla prima lieve riduzione delle grandine dico a Chicca di proseguire almeno fino al passo… Saranno dieci minuti infiniti. Arriviamo al Passo Ignaga con la tempesta che riprende vigore, ma fortunatamente troviamo una grotta dove ci ripareremo per un’altra ora di lunga e fredda attesa. In un attimo ecco di nuovo il sole. Ormai è tardi, siamo fradici. Abbiamo voglia di un po’ di comfort. Riusciamo a scendere al Rifugio Lissone dove decidiamo di fermarci per la notte. Il giorno successivo sarebbe stato eterno, ma dopo quella esperienza era meglio fermarsi e riposare.
Al mattino affrontiamo la Val Adamè, il Passo Poja, raggiungiamo il Rifugio Prudenzini in Val Salarno, quindi il Passo Miller e il Rifugio Gnutti. Proseguiamo al Passo del Gatto, passiamo per il RIfugio Baitone e Tonolini e quindi passando per il Passo Premassone, il Lago Pantano ed il Passo Lunedì raggiungiamo Dado al Rifugio Garibaldi. Un’ora di riposo con un panino gentilmente offerto e poi giù fino a Malga Caldea dove papà sarà lì nuovamente a farci da taxista.
Avendolo fatto con gli scarponi, per salvaguardare le mie povere e deboli caviglie, ammetto essere stata una bella prova impegnativa e faticosa. Un complimento a Chicca per non aver mai mollato e per aver stretto i denti nonostante tutte le difficoltà. Senza dubbio un’esperienza particolare, ben differente da quelle a cui sono abituato di solito. Una bella prova che mi porterò per sempre nei ricordi. . #1 Alta Via Adamello, un viaggio incredibile nel cuore del gruppo alpino dell’Adamello, nelle montagne di casa.