10-08-20
Se la Val di Pejo è generalmente famosa nel mondo per le fragole, la sua acqua minerale e le terme, alpinisticamente spesso è ridotta alla semplice ascensione al Cevedale o al Vioz. I suoi versanti sono tutti ricchi di storia, sentieri e di meravigliosi scenari, tuttavia, forse per il fatto che i più si fermano al classico “Giro dei Leghi” il versante orientale nel complesso è spesso ignorato e poco frequentato. L’accesso all’acrocoro del Careser infatti richiede molti metri di dislivello e chilometri dal fondo valle e spesso si riduce ad una semplice ascensione di una delle tante cime che svettano imponenti sopra i resti di quello che era un grande ghiacciaio. Partenza da Malga Mare 1990m, quindi su per ripidi sentieri fino al Lago Lungo 2550m e quindi fino all’omonimo passo situato a circa 3100m di quota. Da qui ha inizio la lunga e maestosa cavalcata di tutte le cime che costituiscono l’acrocoro del Careser. La cresta è selvaggia, priva di tracce e sentieri, costituita generalmente da roccia buona e salda se si resta sul filo con difficoltà di massimo II+ / III. Salgo prima alla Punta Marmotta 3330m, quindi per cresta affilata alla Punta Venezia I 3386m, quindi con numerosi sali scendi alla Punta Venezia II 3368m, Punta Venezia III 3356m, Punta Martello 3357m, Cima Rossa di Saent 3347m e Cima Mezzena 3121m per poi scendere alla Bocchetta Saent Sud, il collegamento in quota tra Val di Rabbi e Val di Pejo. Attraversando il morente ghiacciaio scendo poi per una valle selvaggia e inospitale fino alla Diga del Careser e quindi di nuovo a Malga Mare. Ore e ore in incredibile solitudine, lontano dalla folla di escursionisti da sentiero, senza vedere anima viva. Era tanto tempo che volevo esplorare queste zone, finalmente la giusta occasione.