AD III 55°
Avevo visto Zermatt dalla cima del Cervino nel 2016, ma non ci ero mai stato di persona. Forse la località più famosa delle Alpi, Zermatt, testualmente “paese dei prati”, è un vero e proprio gioiello incastonato nelle Alpi del Canton Vallese, appena oltre il confine valdostano. Da lì si ammira il Cervino in tutto il suo splendore, la famosa montagna accanto al logo del Toblerone è proprio sua maestà Cervin, Matterhorh, Cervino. Lo avevo scalato dalla Cresta del Leone partendo da Cervinia, quindi Zermatt era sempre rimasto come un “must visit”. 27 CHF per due giorni di parcheggio, 17CHF di A/R di treno… in pratica solo per metterci piede ti fanno pagare 50 euro, alla faccia dell’alpinismo “low cost”.
Con Marco ritrovo a Tresenda in Valtellina e poi attraverso la dogana di Porlezza passiamo Lugano, Bellinzona, Airolo e quindi su fino allo spettacolare Nufenenpass, balcone veramente eccezionale sullo Schreckhorn scalato qualche settimana fa. Quindi giù a Brig e su a Tàsch e quindi con il trenino raggiungiamo il terminal del paese. Da una viuzza laterale parte il nostro sentiero che ci porterà fino alla Rothornhutte. La valle è stretta, una vera e propria gola che si apre solo dopo aver superato il 2500 metri di quota. Un pianoro glaciale spettacolare lascia como accesso alla salita fino al rifugio situato a circa 3200m di altitudine. Cena pessima, 15CHF per un litro di acqua frizzante, manco l’acqua di Lourdes la si paga così tanto. Vabbè, ciò che conta è la scalata no?
Partiamo al mattino talmente presto che è ancora notte. Attraversiamo un primo ghiacciaio, poi per un canale di III grado , marcio, ci portiamo su un secondo ghiacciaio e quindi per morene su un altro ghiacciaio che è l’anticamera della cresta nevosa. Vi arriviamo che sta albeggiando, ma è talmente scuro che è ancora difficile capire la strada giusta da seguire. Pazientiamo una decina di minuti e proseguiamo alternandoci per parete e per un ripido canale, saranno 50°/55° medi di pendenza fino alla sella Gabel. La notte mezz’ora di tempesta ha complicato la situazione: la cresta e la parete sono completamente ricoperti di verglas e di uno strato di 5 cm di neve estiva. In pratica le peggiori condizioni possibili per scalare una via di roccia di III grado. Se in più si aggiunge l’esposizione ed il freddo, la cosa inizia a farsi interessante. Libero un passo dopo l’altro la scalata alternando lunghezze in conserva protetta a veri e propri tiri di corda, come quello delicatissimo della Placca Biner, il tratto chiave della scalata. Questo traverso in placca completamente ghiacciato e vetrato mi impegnerà a sufficienza tanto da dover togliermi un guanto con la bocca per poter ristabilirmi dopo un passo non proprio semplice. Raggiungiamo la vetta che è ormai giorno dopo aver superato due gendarmi con passi molto esposti. Il vuoto sotto le chiappe in certi casi può veramente condizionare. Panorama spettacolare. Ci sono tutti. tanti li ho già scalati, tanti sono ancora in attesa. Emozioni a non finire. La reflex scatta a raffica, ha il suo bel da fare! Che giornata ragazzi!!! La discesa riusciamo a farla in conserva, faremo calata in doppia solo sulle lunghezze della placca Biner. Almeno così sarà per Marco, io raggiunto il canale marcio tra il primo ed il secondo ghiacciaio decido di calarmi su uno spuntone di fortuna, mantre Marco disarrampica in opposizione. Preuss non sarebbe fiero di me, ma i posteri, quelli che sfrutteranno il mio cordino d’abbandono, mi ringrazieranno, ne sono certo.
Torniamo a Zermatt in poco meno di due ore, discesa veramente a tutta. Come tradizione al ritorno non può mancare la cena in compagnia di Guggi, ci fermeremo appena dopo Menaggio per mangiare una bella pizza sulla veranda fronte lago del Laguna Beach. Sfortuna vuole che l’Oglio ha deciso di esondare a Iscla proprio quella sera, quindi con il GTD a tutta decido di scalare il Mortirolo da Mazzo, una volta tanto con mezzo a motore e non in bicicletta.