La Lobbia Alta e Cresta Croce

La Lobbia Alta e Cresta Croce

Un itinerario grandioso al cospetto del più grande ghiacciaio delle Alpi italiane. Luoghi di memoria: dalla Guerra Bianca alle visite di Papa Giovanni Paolo II fino alle antiche esplorazioni pionieristiche del 1800 di Payer e Freshfield. Oggi la conca del Mandrone, i Ghiacciai dell’Adamello e le valli tributarie rappresentano una perla unica da tutelare e preservare, nonché apprezzare e godere tutto l’anno sci o ramponi da ghiaccio ai piedi.Dal Passo Tonale sfruttando gli impianti a fune del comprensorio Ponte di Legno Tonale raggiungiamo Passo Presena, quota 2997m. Incamminandoci per sentiero su pietraia a tratti sconnesso raggiungiamo in circa 1 ora il Lago Scuro a quota 2700m. Le acque cupe e tenebrose di questo zaffiro incastonato tra i giganti granitici in giornate terse e senza vento garantiscono eccezionali riflessi e momenti di pace. Scendendo per altri 45 minuti raggiungiamo il Rifugio Mandron, quota 2400m; la vista ammirabile dalla meravigliosa terrazza frontale ha ben poco da invidiare dai più blasonati rifugi alpini: lo scenario dei ghiacciai dell’Adamello saprà soddisfare anche l’occhio più esigente.

Cresta Croce (3313mslm)

La Piana del Mandrone mostra il suo lato migliore nel mese di luglio: immense distese di eriofori, laghetti incastonati come gioielli, torbiere e rocce montonate sono pronte per essere esplorate e godute anche dal semplice escursionista. In circa 1 ora raggiungiamo quindi la seraccata terminale del Mandrone. La morte di un ghiacciaio che di anno in anno perde massa glaciale è qui tristemente evidente. Ai tempi delle prime lontane esplorazioni lo spessore glaciale qui raggiungeva oltre 100 metri, mentre oggi restano solo cascate e immensi precipizi. Per gli escursionisti il rientro a Passo Presena e agli impianti avviene lungo il medesimo sentiero percorso nell’andata in circa tre ore. Gli alpinisti attrezzati opportunamente possono invece proseguire attraversando il ghiacciaio e risalendo fino ai 3000m del Passo Lobbia Alta. Resti della Grande Guerra sono disseminati in ogni dove a testimonianza delle crudeltà qui vissute dagli alpini e dai Kaiserjäger. Qui la visita all’altare in granito dedicato a Papa Giovanni Paolo II è d’obbligo; il pontefice qui vi venne in visita nel 1984 e nel 1988 soggiornando al limitrofo Rifugio Ai Caduti dell’Adamello. Lo sci estivo è oggi sono un ricordo di tempi lontani, ma qui Papa Wojtyla venne anche per sciare, pregare e godere della solitudine e dell’isolamento che solo queste terre alte sanno regalare al visitatore.

Dalla terrazza panoramica del rifugio la vista sul ghiacciaio dell’Adamello è grandiosa. Qui il tempo scorre lento ed è scandito solo da emozionanti tramonti e albe regalati da Madre Natura. Le notti sotto la volta celeste regalano splendide sensazioni. Il risveglio con il sorgere del Sole qui avviene prima che in ogni altro luogo. Dopo aver pernottato e apprezzato le abbondanti colazioni tipiche di Romano, il gestore, ci portiamo nuovamente a Passo Lobbia Alta e per sfasciumi e nevaio raggiungiamo un intaglio posto sulla cresta che collega il valico a cima Cresta Croce.  Il tratto è attrezzato e consente di portarsi sull’ultima ripida parete che conduce alla vetta che con i suoi 3313 metri di quota è uno dei balconi più spettacolari sui Ghiacciai dell’Adamello. Proseguiamo lungo una esposta, ma parzialmente attrezzata, cresta rocciosa fino al Cannone 149G. La testimonianza più evidente del conflitto è proprio l’Ippopotamo, il cannone qui trasportato faticosamente dagli alpini dal fondovalle di Temù e passando per la Valle d’Avio e per la conca del Venerocolo. La vista durante è a dir poco meravigliosa: l’aguzza cima del Corno di Cavento e la piramide perfetta del Crozzon Lares sono i protagonisti indiscussi. Il rientro alla Lobbia Alta avviene per la Vedretta della Lobbia e rocce montonate attraversando dapprima il Passo Dosson, posto qualche centinaio di metri sotto il monumento bellico.

Chi ha la fortuna di godere di un terzo giorno da trascorrere nell’immensità delle montagne adamelline può decidere per l’ascensione alla vetta regina del gruppo. L’Adamello con i suoi 3539m fende letteralmente il cielo e offre quanto di meglio un alpinista si possa aspettare da un’ascensione in alta quota; l’attraversamento del Ghiacciaio Mandrone e del Pian di Neve è infatti un’esperienza indimenticabile. Camminando su questa immensa distesa di ghiaccio si perdono le cognizioni dello spazio e del tempo. Tutto sembra vicino, quasi a portata di mano, ma in realtà si percorrono chilometri e chilometri. Il tempo si ferma. Dalla vetta, raggiungibile in circa tre ore e mezza dal Rifugio Ai Caduti dell’Adamello, la visuale spazia dal Lago d’Iseo, alle Alpi Occidentali fino alle Dolomiti e ai giganti dell’Ortles Cevedale e del Bernina. La pochezza dell’essere umano appare qui ancora più evidente. I problemi della vita quotidiana sembrano svanire tutto d’un tratto, i pensieri volano via, verso mete ignote e lontane. Il tempo si è fermato. Il rientro è grandioso e può avvenire per numerose vie di discesa, basta organizzarsi opportunamente con le automobili. la più bella e veloce è senza dubbio dal Passo Italiani e dal Passo Brizio fino al Rifugio Garibaldi e ai Laghi d’Avio, ma eventualmente può avvenire anche verso la Val Miller, la Val Salarno o nuovamente il Pian di Neve.

Cresta Croce (3313mslm)